Soggetto, Metodologia, Strumenti E Gruppo DI Ricerca

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Soggetto, Metodologia, Strumenti E Gruppo DI Ricerca

Muovendosi all’interno di tale problematico ambito, il gruppo pilota di questa ricerca ha quindi dedicato alcuni incontri, in fase di avvicinamento, alla discussione del concetto di esperienza lavorativa, la cui definizione non è né univoca né priva di lacune nei testi disponibili che trattano del soggetto, tanto meno nella documentazione di varia provenienza istituzionale (italiana e comunitaria) in cui compare il termine.

Guardando al materiale disponibile e sulla base delle conoscenze disponibili in materia dalla letteratura (non documentata) sul lavoro degli immigrati, è apparso chiaro che era difficile definire a priori – rispetto allo sviluppo delle indagini di campo – il confini precisi entro i quali il concetto può essere utilizzato per analizzare e valutare pratiche già in atto nel contesto regionale.
Sulla base di queste considerazioni, il gruppo di lavoro ha infine ritenuto opportuno prendere come quadro di ricerca il documento regionale intitolato Programmazione aggiuntiva per l’Obiettivo 3 FSE, in cui sono elencate le diverse possibili modalità di esperienza lavorativa:

tirocini formativi come anello di congiunzione tra formazione e azienda;
attività di sportello e non, erogate a beneficio degli utenti della rete dei servizi per l’impiego;
promozione della conoscenza diretta dei datori di lavoro e dei potenziali lavoratori;
indennità e indennità di presenza e/o forza lavoro;
misure di alternanza formazione/lavoro e istruzione/lavoro;
formazione dei tutor aziendali.
In tal modo, avendo circoscritto nell’ipotesi l’oggetto della ricerca, si è sviluppata una prima fase di contatto e di esplorazione sul campo, volta a rilevare i dati necessari a delineare il quadro di fondo entro il quale sarebbe organizzato il lavoro di indagine vero e proprio e eseguito.
Questa fase si è concretizzata in una serie di interviste guidate a rappresentanti di enti e associazioni che hanno riscontrato di aver attivato esperienze attinenti al tema dell’indagine; può essere utile chiarire che gli interlocutori erano enti pubblici e privati, ma che tra questi non rientrano – sebbene ciò fosse originariamente ipotizzato – le associazioni di immigrati, poco attive sulle tematiche legate all’ambito lavorativo, anche limitate all’ambito dei loro associati.
Concretamente, in questa fase, sono state intervistate 15 interviste (di durata variabile e con diversi risultati di approfondimento): un funzionario dell’amministrazione regionale, 9 funzionari dei Centri per l’Impiego delle diverse province e 5 operatori dei centri di formazione che hanno attivato esperienze lavorative.

Dalle registrazioni delle interviste e dal materiale raccolto in queste occasioni, è stato possibile per il gruppo di coordinamento ottenere – come proposto – un quadro più preciso della situazione regionale rispetto al problema, e soprattutto indicazioni di merito che sono state prezioso sia per lo sviluppo degli strumenti di indagine da utilizzare nel lavoro sul campo (griglie e struttura delle interviste semi-strutturate pianificate) sia per l’identificazione dei soggetti da intervistare (lavoratori immigrati la cui occupazione è stata il risultato di azioni incluse nel la tipologia di cui sopra; società in cui tali inserimenti erano avvenuti). Inoltre, come si vedrà meglio nelle pagine seguenti, a seguito delle informazioni raccolte durante l’indagine di fondo, l’elenco dei significati ora riconducibili al concetto di esperienza lavorativa sulla base di esperienze concrete già analizzate e valutabili in regione è apparso più ristretto rispetto al suddetta tipologia.

In sostanza, ciò ha portato a privilegiare, nell’attività di indagine sul campo, solo due tipologie di esperienze lavorative: i tirocini organizzati nell’ambito delle attività formative e gli sportelli informativi. altre tipologie di esperienze hanno finora coinvolto in misura assolutamente marginale, e quindi non valutabile ai fini operativi, i lavoratori immigrati.1
Sulla base delle griglie così elaborate sono state condotte complessivamente 90 interviste: 60 ad aziende che hanno ospitato esperienze lavorative legate a soggetti immigrati, 30 a lavoratori protagonisti di tali esperienze.
Trattandosi, come detto, di interviste semi-strutturate, scelta che non prevede elaborazioni statistiche delle informazioni prodotte, ciascun operatore coinvolto nell’indagine ha inviato al gruppo di coordinamento, insieme alle schede compilate, anche una breve attività report contenente elementi utili per una lettura analitica delle schede tecniche.

Infine, sembra opportuno sottolineare una implicazione di quanto esposto in questo paragrafo. Il campione così individuato non ha la pretesa di essere considerato statisticamente significativo, per diverse ragioni. In primo luogo perché, come abbiamo visto, le tipologie di esperienze lavorative effettivamente rilevabili e valutabili all’interno del quadro regionale sono finora solo 2 delle 6 elencate nel documento regionale preso a riferimento; in secondo luogo, perché questo ha di fatto portato a

un restringimento del campo di osservazione anche in termini territoriali, dal momento che sia le persone che le aziende individuate per le interviste si sono concentrate prevalentemente in alcune province o parti di esse, (cosa che emerge anche – in generale – se si considerano i dati relativi a la distribuzione delle presenze immigrate nel territorio regionale).
Non va infine dimenticato un motivo fondamentale: il processo migratorio che interessa questo contesto regionale, anche se limitiamo l’osservazione alla sola sfera relazionale del lavoro, è una storia tutt’altro che completa e ancor meno esaurita, come abbiamo visto anche rapidamente nelle pagine introduttive. Non lo è infatti, ma soprattutto – come evidenziato anche in questa ricerca – lo è ancor meno quando ci si interroga sul grado di conoscenza del fenomeno (oltre che sull’elaborazione e sperimentazione effettiva di strumenti e procedure idonei a gestire la problematiche connesse) che il contesto stesso di sbarco (a livello sociale, culturale e istituzionale) ha raggiunto, salvo alcune esperienze che verranno riportate nelle pagine successive del rapporto.

Il gruppo direttamente coinvolto nelle diverse parti della ricerca era così composto:

definizione del disegno della ricerca; identificazione del campione e preparazione degli strumenti per l’indagine sul campo; elaborazione delle informazioni e dei dati finali; Segnalazioni di Michele Bruni, Giovanni Mottura, Pietro Pinto; Montaggio di Peter Pinto
rilevamento sul campo e prima elaborazione di informazioni e dati prodotti attraverso interviste: Gianluca Casadei, Cristina Mazzocchi, Patrizia Zanichelli;
coordinamento organizzativo, supervisione del gruppo di lavoro e raccordo tra quest’ultimo e il Comitato Direttivo Interprovinciale del progetto: Graziano Canti.
Ai fini sia della ricerca di un “background” (colloqui guidati a funzionari e operatori) sia dei colloqui con aziende e lavoratori, il territorio regionale era stato suddiviso in tre aree, ciascuna delle quali era affidata – per il lavoro sul campo – ad uno dei i tre rivelatori sopra menzionati:
a) Ravenna, Forlì, Ferrara, Rimini;
b) Bologna, Modena, Parma;
c) Piacenza, Reggio Emilia.

In pratica, come già accennato, le società indicate dalle diverse fonti informative utilizzate (che verranno citate di seguito) erano localizzate – escludendo tutti i casi in cui l’informazione non era esatta o l’intervista non era possibile – in aree molto più limitate.

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